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mercoledì 16 luglio 2025

Lunedì 14 luglio ha aperto il LIFF12 con un live che è molto più di un concerto, ma un viaggio intimo tra note, cinema e memoria.


 

14 luglio 2025, terza proiezione del film muto Il Bacio di Mary Pickford... dopo Il Museo del Rock, il Salone Internazionale del Libro, al LIFF 12 (Lamezia International Film Fest) "live guitar solo" le mie composizioni, pubblicate anche sul DVD del film prodotto e distribuito dalla Cineteca della Calabria.

Marcello Capra


Chitarrista e compositore, Marcello Capra è una leggenda silenziosa della musica italiana.

Con le sue corde ha attraversato stagioni, generi e linguaggi, creando uno stile unico fatto di emozioni acustiche, vibrazioni leggere e narrazione sonora.





martedì 15 luglio 2025

Compie gli anni Joe Satriani

 


Joe Satriani, un nome che risuona con riverenza tra i chitarristi e gli appassionati di musica rock di tutto il mondo, è molto più di un semplice virtuoso. È un compositore innovativo, un insegnante influente e un artista che ha costantemente spinto i confini della chitarra strumentale rock per oltre quattro decenni. La sua carriera, caratterizzata da un'incredibile padronanza tecnica unita a un profondo senso melodico, lo ha consacrato come una delle figure più rispettabili e influenti nel panorama della musica contemporanea.

Nato a Westbury, New York, Satriani ha intrapreso il suo percorso musicale in modo non convenzionale. Inizialmente ispirato da Jimi Hendrix, ha sviluppato una tecnica impeccabile e un approccio unico alla composizione strumentale. Contrariamente a molti chitarristi che emergono come "shredder" (termini spesso associati a velocità e aggressività), Satriani ha sempre privilegiato l'espressività e la melodia, anche nei suoi passaggi più complessi.

Il suo album di debutto, Not of This Earth (1986), ha già mostrato un assaggio del suo genio, ma è con il successivo Surfing with the Alien (1987) che Satriani ha raggiunto la fama mondiale. Brani iconici come "Satch Boogie" e la title track hanno ridefinito le aspettative per la musica chitarristica strumentale, dimostrando che era possibile combinare virtuosismo tecnico con armonie accattivanti e strutture di canzoni memorabili. Questo album non solo ha venduto milioni di copie, ma ha anche ispirato un'intera generazione di chitarristi.

Nel corso della sua carriera, Satriani ha continuato a esplorare e innovare. Album come The Extremist (1992), Crystal Planet (1918) e Shapeshifting (2020) sono esempi della sua costante evoluzione stilistica, incorporando elementi di blues, jazz, e persino musica elettronica, pur mantenendo il suo inconfondibile stile. La sua capacità di creare paesaggi sonori diversi e di evocare emozioni profonde senza l'ausilio di testi è una testimonianza del suo genio compositivo.

Oltre alla sua carriera da solista, Satriani è celebre per essere stato un mentore per alcuni dei chitarristi più influenti della sua generazione. Tra i suoi allievi figurano nomi del calibro di Steve Vai, Kirk Hammett (Metallica) e Alex Skolnick (Testament). La sua dedizione all'insegnamento, unita alla sua inestimabile conoscenza della teoria musicale e della tecnica, ha plasmato il suono di intere band e ha contribuito a definire il linguaggio della chitarra rock moderna. La sua metodologia non si è concentrata solo sulla tecnica, ma anche sull'importanza dell'espressività e della scoperta della propria voce artistica.

Joe Satriani non è solo un chitarrista; è un'istituzione. La sua etica del lavoro, la sua umiltà e la sua incessante ricerca dell'eccellenza lo rendono un modello per musicisti di ogni livello. Anche dopo decenni di carriera, continua a registrare, a girare il mondo con le sue band e a partecipare a progetti di alto profilo come i G3 (un tour che riunisce tre dei più grandi chitarristi del mondo), dimostrando una passione inesauribile per la musica.

La sua influenza si estende ben oltre il regno della chitarra strumentale. Satriani ha dimostrato che la musica strumentale può essere commerciale e allo stesso tempo complessa, accessibile e stimolante. La sua capacità di comunicare senza parole, di creare narrazioni sonore e di lasciare un'impronta emotiva indelebile, è ciò che lo rende un vero maestro. Joe Satriani rimarrà per sempre un faro nel mondo della musica, una testimonianza del potere della dedizione, dell'innovazione e della pura passione per l'arte.





lunedì 14 luglio 2025

RocKalendario del secolo scorso – Luglio-Di Riccardo Storti

 


RocKalendario del secolo scorso – Luglio

Di Riccardo Storti


1955 Tutto in un giorno. Il 9 luglio per molti storici del rock è una data spartiacque. Il motivo è semplice: Rock Around The Clock di Bill Haley raggiunge il primo posto nella classifica Billboard Top 100.

Saranno in molti – tra critici e giornalisti musicali – a riconoscere questo evento come una linea di demarcazione, che separa il Rock and Roll da tutto ciò che lo ha preceduto. E sempre il 9 luglio a scalare le classifiche c’è una versione alternativa di Ain't It A Shame di Fats Domino, interpretata da Pat Boone; un altro segnale da parte di chi, fino a quel momento, aveva prediletto uno stile più accondiscendente verso chi si opponeva al R’n’R (ma anche Pat Boone, pur timidamente, si converte alla nuova moda).

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196525 luglio, Festival Folk di Newport: va in atto l’eresia. Come potrebbe reagire il pubblico di una simile kermesse alla performance di un proprio beniamino che imbraccia una chitarra elettrica? E se l’artista fosse addirittura Bob Dylan? Lo scandalo. Sale sul palco con una Fender Stratocaster sunburst accompagnato da una band elettrica con alcuni membri della Paul Butterfield Band più Al Kooper all’organo. D’altra parte la svolta elettrica di Dylan – influenzato dalla British Invasion (ma i condizionamenti furono reciproci) – era nell’aria. Tre canzoni (Maggie's Farm, Like a Rolling Stone e It Takes a Lot to Laugh, It Takes a Train to Cry) e poi uno stop provvisorio, per una reprise acustica (It's All Over Now, Baby Blue e Mr. Tambourine Man).

Il pubblico fischiò? Sì, ma per diversi motivi: alcuni non avevano apprezzato la sfida di Dylan, altri protestavano perché il live era risultato troppo breve. Tante le leggende metropolitane che vennero a galla: Pete Seeger – autorità del folk americano –, deciso a staccare la corrente a Dylan, se non avesse smesso al più presto, si barricò nella propria automobile, tappandosi le orecchie; Alan Lomax – organizzatore e musicologo – urlava come un ossesso: “Questo non è folk!”   

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1975 – I Renaissance entrano in studio a maggio e a luglio sfornano una delle loro opere più ambiziose: Scheherazade and Other Stories. Precisiamo subito che Rimskij-Korsakov non c’entra niente e che il titolo dell’album fa riferimento all’ampia suite della seconda facciata, Song of Scheherazade (ma, come è ovvio, la fonte resta quella da Le mille e una notte resta). 

A monte una produzione con i fiocchi, poiché per questo disco si è scomodato Dave Hitchcock (l’uomo che diresse capolavori come Foxtrot dei Genesis e In the Land of Grey and Pink dei Caravan), in più, a conferire un tocco classico, gli interventi orchestrali della London Symphony Orchestra diretta da Tony Cox. Al di là del pezzo forte incastonato nella Side B, colpiscono l’incipit pianistico concertistico dell’opener Trip of the Fair, la baldanza quasi melodrammatica di The Vultures Fly High e l’atmosfera onirica della prog ballad Ocean Gypsy.

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1985 – 13 luglio, Live Aid. E qui potrei chiudere subito perché, da queste parti, c’è chi ne sa tanto e tanto ne ha scritto (rimando necessario al recente volume di Arcana LIVE AID. Il juke-box globale compie 40 anni di Angelo De Negri e Aldo Pedron). Mi lascio andare ad un ricordo breve e sintetico: ero a Priaruggia ed io e il mio amico Emiliano (entrambi, 17 e 15 anni, già musicofili incalliti), nonostante la comune passione per il mare, rinunciammo a scendere in spiaggia per assistere all’evento in TV. 

Dopo un po’, dalla spiaggia, ci raggiunse un’altra amica, Simona, patita dei Duran Duran (non poteva perderseli). E polemiche perché il partito del rock dei due maschietti cercava di mettere in minoranza quello pop con varie critiche sull’operato on stage di Simon Le Bon e compagni. Un altro flash: il finale di Wimbledon, Paul McCartney che intona al piano Let It Be e alcune ombre sullo sfondo che avanzano. Per un po’ speri che ci siano anche Ringo e George. Non andò così, ma mi accontentai.

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1995 – Il 25 luglio arriva in Italia il primo album dei The Presidents of United States of America; il loro esordio negli USA risale a marzo, ma qui da noi se ne sente parlare tra chi scandaglia abitualmente l’underground; d’altra parte questo trio nasce a Seattle però, nonostante l’ambiente (Nirvana, Pearl Jam e Soundgarden), i PUSA (questo l’acronimo) si differenziano da quei compagni di strada per un approccio diverso: brani brevi ed essenziali, testi ironici e performance demenziali. 

Anche dal punto di vista strumentale risultano atipici, visto che il cantante Chris Ballew suona il bassitar (praticamente una chitarra le cui corde del Mi grave e del La sono di un basso) e Dave Dederer il guitabass (un basso con tre corde di chitarra). Il sound risulta vicino a quello del grunge, ma con legami ad altre esperienze coeve (penso ai Red Hot Chilli Peppers), se non addirittura del passato (certi riff e moduli compositivi ricordano il garage anni Sessanta e il punk fine anni Settanta); due esempi connessi a questa sensibilità eclettica possono essere scorti in Peaches e Lump. Ricordo che i PUSA nel 1998 fecero anche una cover assai originale dell’hit Video Killed the Radio Star.  

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domenica 13 luglio 2025

LIVE AID IL JUKE-BOX GLOBALE COMPIE 40 ANNI, di Angelo De Negri e Aldo Pedron -Commento di Andrea Pintelli


LIVE AID

IL JUKE-BOX GLOBALE COMPIE 40 ANNI
di Angelo De Negri e Aldo Pedron
 

Commento di Andrea Pintelli

 

Live Aid, ossia la storica e (per forza di cose) irripetibile manifestazione musicale tenutasi il 13 luglio 1985, in contemporanea a Londra e Philadelphia, atta a raccogliere fondi per alleviare la carestia che colpì l’Etiopia nel 1984, la definirono “la Woodstock degli anni Ottanta”, per portata e per la quantità/qualità dei musicisti che aderirono. Ma, si sa, i due festival restano due mondi lontanissimi e si tratta una dichiarazione di comodo partorita da una sbrigativa Joan Baez. Resta il fatto che, oggettivamente ma con modalità differenti, entrambi fecero la storia. Concetto spiegato bene da Ezio Guaitamacchi nella sua prefazione al libro “Live Aid – il juke-box globale compie 40 anni” che, a distanza di quasi mezzo secolo, gli stimati Aldo Pedron e Angelo De Negri (il primo tra i principali giornalisti musicali italiani di sempre, il secondo tra i fondatori di MusicArtTeam e quindi MAT2020, nonché mio amatissimo collega) hanno realizzato.

Pubblicato lo scorso maggio dalla Arcana Edizioni, questo volume ha diversi pregi: contestualizzare l’evento ponendolo al centro della musica di quegli anni (MTV compresa), raccontare l’epopea degli altri grandi festival, descrivere come si arrivò al Live Aid partendo dalla visione illuminata di Bob Geldof, gli sforzi immani per organizzare una diretta radio e tv mondiale grazie al contributo di promoter capaci e potenti, la consecutio estremamente ricca e precisa delle esecuzioni (alcune incredibili, altre discutibili, per fortuna poche disastrose), portare le testimonianze e i commenti di vari addetti ai lavori (e di Geldof stesso) in un succulento proliferare di aneddoti, parlare delle pubblicazioni legate al Live Aid, dare voce agli artisti spiegandoci cosa stanno facendo nel 2025 (quelli ancora vivi…). Insomma, i due autori, a cui vanno i miei complimenti, hanno dipinto magistralmente un quadro fatto di 550 pagine che più completo non si può di quella meravigliosa giornata.


Personalmente seguii parte della diretta, e gli artisti che all’epoca mi fecero strabuzzare gli occhi e le orecchie furono i Queen (loro il miglior live act, indiscutibilmente), gli U2, i Dire Straits e i Black Sabbath. Dopo anni passati a collezionare materiale di questo avvenimento, compreso il quadruplo DVD recensito nel libro, ho aggiunto anche i Pretenders, Tom Petty & the Heartbreakers e George Thorogood & the Destroyers.

Nel 2005, vent’anni dopo, ci fu il Live 8, spalmato anch’esso su diverse città, ma non fu la stessa cosa, nemmeno lontanamente, seppure, fra i diversi spettacoli, fu portata in scena l’ultima esibizione dei Pink Floyd, per l’occasione riunitisi a Roger Waters.

Curiosità: Dave Gilmour fu il chitarrista della band di Bryan Ferry, durante il Live Aid originale.

Abbracci diffusi. 

 





Live Aid: accadeva il 13 luglio del 1985


Il 13 luglio del 1985 andava in scena il Live Aid, concerto di beneficenza che si tenne allo stadio Wembley di Londra e allo stadio John F. Kennedy di Filadelfia. L'evento fu organizzato da Bob Geldof e Midge Ure per raccogliere fondi per la lotta alla carestia in Etiopia.

Il concerto di Londra ha visto esibirsi artisti come Queen, David Bowie, U2, Paul McCartney, Elton John e Bob Dylan. Il concerto di Filadelfia ha visto esibirsi artisti come Madonna, Mick Jagger, Bruce Springsteen, Tina Turner e Phil Collins.

Live Aid è stato un successo senza precedenti. L'evento è stato trasmesso in diretta in tutto il mondo e ha raccolto oltre 150 milioni di dollari. Il concerto ha aiutato a sensibilizzare l'opinione pubblica sulla carestia in Etiopia e ha contribuito a salvare milioni di vite, diventando una delle manifestazioni più importanti della storia della musica rock, dimostrando il potere della musica per unire le persone e per fare del bene.

LIVE AID FULL SHOW


Partecipanti

In ordine di apparizione, i tempi sono in British Summer Time e sono indicativi dell'inizio della performance.

Legenda: W - Stadio di Wembley (Londra), JFK - Stadio JFK (Filadelfia) 

Status Quo (W 12:00)

Style Council (W 12:20)

Boomtown Rats (W 12:44)

Adam Ant (W 13:00)

INXS (esibizione tenuta a Melbourne, 13:05)

Ultravox (W 13:20)

Loudness (esibizione registrata in Giappone, 13:35)

Spandau Ballet (W 13:45)

Bernard Watson (JFK 13:50)

Joan Baez (presentata da Jack Nicholson, JFK 14:00)

Elvis Costello (W 14:05)

The Hooters (JFK 14:10)

Opus (esibizione tenuta in Austria,14:10)

Nik Kershaw (W 14:20)

The Four Tops (JFK 14:30)

B.B. King (esibizione a L'Aia, 14:40)

Billy Ocean (JFK 14:45)

Sade (W 14:50)

Black Sabbath (JFK 14:55) -Children of the Grave,Iron Man ,Paranoid

Yu Rock Mission (esibizione tenuta a Belgrado, 15:10)

Run-DMC (JFK 15:10)

Sting (con Branford Marsalis, W 15:20) -Driven to Tears,Roxanne,Message in a Bottle,Every Breath You Take

Phil Collins

Rick Springfield (JFK 15:30)

REO Speedwagon (JFK 15:50)

Howard Jones (W 15:50)

Autograph (esibizione tenuta a Mosca,15:55)

Bryan Ferry (con David Gilmour dei Pink Floyd alla chitarra, W 16:10)

Crosby, Stills and Nash (JFK 16:15)

Udo Lindenberg (esibizione tenuta a Colonia, 16:30)

Judas Priest (JFK 16:30) -You've Got Another Thing Comin', The Green Manalishi, Living After Midnight

Paul Young (W 16:40)

Alison Moyet

Bryan Adams (JFK 17:00)

U2 (W 17:20) - Sunday Bloody Sunday,Bad (U2)

The Beach Boys (JFK 17:40) - Surfin' USA, Good Vibrations, Wouldn't it be Nice

Dire Straits (W 18:00)

George Thorogood and the Destroyers / Bo Diddley / Albert Collins (JFK 18:25)

Queen (introdotti dai comici Mel Smith e Griff Rhys Jones) (W 18:40) -Bohemian Rhapsody,Radio Ga Ga, Hammer to Fall ,Crazy Little Thing Called Love,We Will Rock You,We are the Champions

Simple Minds (JFK 19:05)

David Bowie (con Thomas Dolby alle tastiere) (W 19:20) -Modern Love,Rebel,Rebel,"Heroes"

The Pretenders (JFK 19:40)

The Who (W 20:00)

Santana (JFK 20:20)

Pat Metheny

Elton John (W 20:50) - Bennie and the Jets, I'm Still Standing, Rocket Man

Elton John (con Kiki Dee)

Wham!

Ashford and Simpson (JFK 21:00)

Teddy Pendergrass

Madonna (JFK 21:27-21:47)- Holiday,Love make World Go Around, Into the Groove

Freddie Mercury & Brian May (W 21:45)

Paul McCartney (W 21:50) -Let it Be

Band Aid (diretta da Bob Geldof) (W 21:57)

Tom Petty (JFK 22:00)

Kenny Loggins (JFK 22:30)

The Cars (JFK 22:40)

Neil Young (JFK 23:05)

Power Station (JFK 23:40)

Thompson Twins (JFK 0:20)

Thompson Twins con Madonna (JFK 0:25)

Eric Clapton (JFK 0:40) - Layla

Phil Collins (dopo aver preso un Concorde dalla GB agli Usa) (JFK 01:00)

Led Zeppelin con Phil Collins e Tony Thompson alla batteria (JFK 01:10) -Rock N'Roll (Led Zeppelin), Stairway to Heaven,Whole Lotta Love

Crosby, Stills, Nash & Young (JFK 01:40)

Duran Duran (l'ultima esibizione dei cinque membri originali, fino al 2003) (JFK 01:45)

Cliff Richard (dal vivo alla BBC) (02:10)

Patti LaBelle (JFK 02:20)

Hall & Oates (con G.E. Smith dei Saturday Night Live fame alla chitarra) / Eddie Kendricks / David Ruffin (JFK 02:50)

Mick Jagger (JFK 03:15)- Just Another Night,State of shock,Miss You

Tina Turner (JFK)

Bob Dylan, Ronnie Wood,Keith Richards(JFK 03:40) -Blowin in the Wind

USA for Africa (diretti da Lionel Richie) (JFK 3:55)-We are the World

Registrazioni / pubblicazioni Live Aid






sabato 12 luglio 2025

Ricordando Chris Wood


Il 12 luglio 1983 ci lasciava Chris Wood, mitico, flautista, sassofonista, dei Traffic, gruppo di cui si parla sempre poco.

Musicista sopraffino e pittore per diletto, ha contribuito ad esaltare il sound dei Traffic. La sua presenza è fondamentale soprattutto su album come "Dear Mr. Fantasy", "John Barleycorn Must die", "The Low of High Heeled Boys".

Dopo la sua morte i Traffic gli dedicarono l'album "Far from Home"… la figura centrale sulla copertina è uno stickman che rappresenta un uomo che suona il flauto.

Per non dimenticare...
Wazza
 Trio delle meraviglie...Wood - Capaldi – Winwood




Il compleanno di Ares Tavolazzi



Compie gli anni oggi, 12 luglio Ares Tavolazzi, bassista, contrabbassista, soprattutto in ambito jazz.
È conosciuto nel mondo prog per avere preso il posto di Patrick Djivas negli Area.
Una lunghissima carriera la sua, passando da Carmen Villani, Francesco Guccini, Paolo Conte ed un'infinità di collaborazioni con musicisti jazz.
Nel 2011, con Tofani e Fariselli, ha riformato gli Area.

Happy birthday Ares!
Wazza


Luca Manservisi, “Ravenna&Dintorni”, 20 maggio 2019 (intervista a Tavolazzi)

Ares Tavolazzi è uno dei nomi che ha fatto la storia della musica italiana, stando spesso nelle retrovie. Per molti resta semplicemente il bassista degli Area, uno dei gruppi più avventurosi del panorama del progressive rock e non solo, ma Tavolazzi può vantare una carriera cinquantennale che lo ha visto collaborare anche con mostri sacri come Francesco Guccini, Paolo Conte, Mina o Lucio Battisti, fino agli anni più recenti con Vinicio Capossela, passando dalla musica sperimentale al pop, con una predilezione per il mondo del jazz, che lo vede ancora grande protagonista. 71 anni da compiere tra poco, Tavolazzi continua a fare musica senza curarsi troppo degli steccati, aderendo a progetti diversi tra loro e trovando ora nuova linfa anche nel teatro.

Sabato 25 maggio nell’ambito del Festival Polis sarà al teatro Rasi di Ravenna con la pluripremiata attrice Silvia Pasello in Amor morto. Concerto mistico, spettacolo dedicato al grande Carmelo Bene.

Come è nato questo progetto?
«Come un omaggio a Carmelo Bene, in occasione di un evento a Perugia (ideato e realizzato dal saggista Piergiorgio Giacché nel settembre del 2017, ndr). Con Silvia (Pasello, ndr), che è la vera protagonista dello spettacolo (e con cui Tavolazzi ha già collaborato in passato, ndr) abbiamo analizzato alcuni testi che ho cercato di rendere dal punto di vista musicale, con un effetto direi piuttosto mistico, come da titolo, ispirato da una delle estasi di Maria Maddalena de’ Pazzi, Amor morto».


Che rapporto ha con il teatro? Lo frequentava anche da spettatore?
«Non molto. Tutto è iniziato anni fa grazie all’amicizia con Roberto Bacci di Pontedera Teatro (Tavolazzi vive a Pontedera, ndr) che mi ha coinvolto per primo nella realizzazione delle musiche per spettacoli. Si è trattato di una sfida professionale, un lavoro diverso dal solito, su cui ho dovuto concentrarmi per creare paesaggi sonori in grado di accompagnare testi scritti da altri, molto stimolante».

E come reagisce il pubblico del teatro, a differenza dei concerti?
«Spesso non sono presente agli spettacoli, la mia musica è registrata, a meno che non siano progetti speciali come quello con Silvia Pasello, che accompagno dal vivo. I concerti, in generale, restano ancora l’aspetto più importante del mio lavoro».

Nuovi progetti musicali in arrivo? Proseguirà la reunion degli Area?
«No, la reunion (con cui i membri originali nel 2010 avevano riportato in tour la musica degli Area senza volutamente sostituire il cantante Demetrio Stratos, morto come noto nel 1979 a soli 34 anni, ndr) non proseguirà. Lo spirito degli Area continua in qualche modo a vivere con l’Area Open Project di Patrizio Fariselli, che però è molto diverso da una reunion».



Che cosa ricorda di quell’avventura. E crede che qualcuno abbia raccolto l’eredità degli Area nel mondo musicale italiano?
«È stato un periodo fondamentale della mia vita e della mia carriera, che mi ha permesso innanzitutto, di scoprire cose nuove, di crescere. A dire la verità non mi pare che davvero qualcuno abbia seguito le nostre orme. Anche perché è cambiato il modo di fare musica. Noi davvero la facevamo senza alcuno scopo commerciale, gli Area facevano musica per sperimentare, a fini solamente artistici. Oggi mi pare che non esistano gruppi così, almeno di così rilevanti…».

E che ricordo ha di Demetrio Stratos?
«Quando me lo chiedono non ho particolari aneddoti da rivelare, era uno di noi, un ragazzo con cui si stava bene. Dal punto di vista professionale, invece, era davvero incredibile, la sua voce era uno strumento in più, qualcosa di mai sentito e irripetibile».

E lei che rapporto ha con il suo? Il contrabbasso è uno strumento molto “fisico”…
«Sicuramente ci passo molto, molto tempo. E non solo per suonarlo, anzi. La maggior parte del tempo lo impiego a montarlo e smontarlo e rimontarlo. A cercare di ricostruirlo per trovare il suono che più mi aggrada…».