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venerdì 17 ottobre 2025

Nel ricordo di Andrea Parodi



Il 17 ottobre del 2006 ci lasciava Andrea Parodi, cantante, autore, una delle voci più particolari in Italia.

Raggiunge popolarità e successo con i Tazenda, gruppo che "sdogana" il dialetto sardo, portandolo al grande pubblico.

Ha collaborato con molti artisti; quello che ricordo con più "affetto" sono la sua voce in "Mintoi", dell'album solista di Gianni Nocenzi "Soft Songs" del 1992 e le varie partecipazioni con gli Indaco sia su disco che live.

E’ grazie agli Indaco che ho avuto modo di conoscerlo di persona, una persona di una umanità e disponibilità "commoventi", era un grande artista, e ancora mi vengono i brividi, ripensando ad un concerto a Ciampino con gli Indaco, quando alla fine, accompagnato da Rodolfo Maltese alla chitarra, eseguì una versione di "The Sounds of Silence", cantata in dialetto sardo, una cosa incredibile!

Riposa in pace Andrea".

Esiste una fondazione Andrea Parodi, dategli un'occhiata e sostenetela…

http://www.fondazioneandreaparodi.it/

Wazza






giovedì 16 ottobre 2025

Commento (e reportage fotografico) della 2° giornata del 2DAYS PROG +1 FESTIVAL 2025 Veruno / Revislate



2DAYS PROG +1 FESTIVAL 2025 Veruno / Revislate

Reportage fotografico di Alice Bellati con piccola cronaca di Mario Eugenio Cominotti per MAT2020

Day Two - sabato 6 settembre


Cielo ancora splendidamente sereno e pubblico di appassionati proveniente anche da vari paesi europei già numeroso nel primo pomeriggio per questa seconda giornata alla edizione 2025 del Festival Prog internazionale di Veruno.

 

Il racconto della 1° giornata

 

Anche oggi il programma dei concerti è ricchissimo, con quattro Band che si avvicenderanno sul grande palco nel campo sportivo di Revislate, attrezzato e organizzato in modo ideale per valorizzare anche scenicamente al meglio le performance live delle band, ma soprattutto per rendere merito alla qualità dei suoni, grazie all’eccellente qualità degli impianti e dello staff tecnico.

Apre la storica band italiana progressive degli Alphataurus, nata a Milano nel 1970 debuttando con il primo omonimo album nel 1973, ormai vero e proprio cult. La band amatissima dagli appassionati è tornata lo scorso anno con una nuova formazione e il nuovo concept album “2084: Viaggio Nel Nulla” che ho avuto modo di apprezzare dal vivo a Milano alla Casa di Alex per Prog-MI

Della formazione originale è rimasto il solo tastierista Pietro Pellegrini ma la nuova band, rimasta fedele alla sua storia e alle sue “radici” tra Prog sinfonico e e Rock anni’70 quanto in continua evoluzione, è di fatto un supergruppo formato da eccellenti musicisti dell’area milanese che ho avuto modo di apprezzare in tante diverse situazioni come in questa magnifica occasione di grande impatto e atmosfera: Franco Giaffreda – voce solista e frontman, chitarra, flauto (Get’em Out), Tony Alemanno – basso (Five Friends, Trip), Andrea Massimo – chitarre, voce (Banaau), Diego Mariani – batteria, percussioni, voce e Andrea Guizzetti – pianoforte, tastiere, voce (Talkin Drum).

Il sole sta cominciando a calare ma la sorpresa – meraviglia! – arriva sfolgorante dal sole nascente, con le Ars Nova, band giapponese squisitamente tutta al femminile (chissà perché quelle tutte al maschile non fanno mai notizia…) che prende immediatamente la scena con un impatto di grande teatralità anche grazie al suo look a metà tra quello di antiche tra geishe e scolarette uscite da un manga futuribile.

La musica non è da meno, complessa quanto godibile e di grande originalità e stile, tra echi classici e prog postmoderno, eccellenti le tastieriste Keiko Kumagai (autrice dei brani) e Mika Nakajima e la strepitosa e folle batterista Akiko Takahashi. Assente purtroppo la bassista Shinko “Panky” Shibata ma di grande impatto scenico e lirismo la sorprendente Sayuri Aruga alla voce.

Con un tramonto spettacolare arriva la sera con la terza band, da Berlino la storica (1967) formazione Krautrock degli Agitation Free, che subito mi affascina con sonorità ipnotiche e psichedelia tra improvvisazione e intrecci raffinatissimi di chitarre (Lutz Graf-Ulbrich – spirito guida della band – e Axel Heilhecker) e tastiere (Tim Sund) che avvolgono il pubblico sostenuti da una ritmica inesorabilmente incalzante, grazie a Daniel Cordes al basso e a Burghard Rausch alla batteria. 

Gli Agitation Free ci accompagnano così in un lungo e intenso vero e proprio viaggio tra paesaggi sonori lontani, meritatamente applauditi da un pubblico attento e partecipe.

Grandissima emozione e pubblico letteralmente alle stelle per l’apparizione sul palco, tra mito e leggenda, di una delle band più amate e carismatiche di tutta la storia del Progressive rock, ma non quello più sinfonico o hard rock, quanto quello dal lato più caldo e intensamente debitore al jazz e al grande blues, con la potenza impressionante della monumentale band dei Colosseum! Il batterista Jon Hiseman e il sassofonista tenore Dick Heckstall – Smith, fondatori del gruppo londinese nel 1968, purtroppo ci hanno lasciati da tempo e il tastierista Dave Greenslade ha abbandonato il nuovo progetto nel 2010, ma sul palco ancora oggi ci sono, e davvero in grandissima forma, il chitarrista Clem Clempson e il bassista Mark Clarke … e poi alla voce, dalla vetta dei suoi tuonanti 85 anni, un gigante dalla voce ancora scolpita nel marmo, Chris Farlowe (io lo ricordo ancora con gli amati Atomic Rooster di Vincent Crane e Carl Palmer), con i Colosseum dal 1970 con l’album Daughter Of Time.

Non poteva mancare nel live dei Colosseum, per quanto rivisitata nell’arrangiamento, il loro grande classico dei classici, quella “Valentyne Suite” sempre risplendente tra le vette del prog … mi ha sorpreso in scaletta e dato ancora un grandissimo piacere ed emozione ritrovare anche la splendida “Lost Angels”, dal doppio album “Colosseum live”, brano di grande scrittura e ancora perfetto per far risaltare la grande voce e passione di Chris Farlowe. “Theme For An Imaginary Western”, romantico e bellissimo pezzo dell’indimenticabile Jack Bruce, chiude il Concerto e questa seconda formidabile giornata del Festival di Veruno. Si chiude così il sipario anche sul Day Two, un saluto agli amici e con Alice di nuovo subito in auto verso l’accogliente B&B, in attesa della giornata conclusiva del festival, domani.


 Qualche scatto di Alice Bellati...

Il set degli Alphataurus






Ars Nova





Agitation Free




Colosseum






La fine dei Creedence Clearwater Revival

La leggenda narra che il 16 ottobre 1972 si “scioglievano” i Creedence Clearwater Revival, band americana capitanata da John Fogerty.

I loro brani sono diventati patrimonio della musica.

Di tutto un Pop…

Wazza

I Creedence Clearwater Revival sono stati un gruppo rock americano, attivo dal 1967 al 1972.

La band era composta dal cantante, chitarrista e principale compositore John Fogerty, dal fratello chitarrista ritmico Tom Fogerty, dal bassista Stu Cook e dal batterista Doug Clifford.

Il loro stile musicale era influenzato dal Country, dal Blues e dal Rock 'n Roll. I C.C.R. hanno venduto qualcosa come 26 milioni di album negli Stati Uniti, e nel 1993 sono stati inseriti nella Rock and Roll Hall of Fame. 

UNSPECIFIED - CIRCA 1970: Photo of Creedence Clearwater Revival Photo by Michael Ochs

Tra il 1969 e il 1970 sfornarono cinque album, arrivando alla consacrazione mondiale con “Cosmo's Factory”, che piazzò sei singoli nella Top 5.

Purtroppo, col successo mondiale iniziarono problemi e conflitti interni alla band.

Il 16 ottobre del 1972 i C.C.R. si sciolsero ufficialmente. Si ricomposero solo in un’occasione, nel 1980, per la ricorrenza del matrimonio di Tom.

Di tutti i componenti solo John Fogerty riuscì a sfondare come solista, dopo lo scioglimento.

 





mercoledì 15 ottobre 2025

MALEDETTO SIMONE, CHE FECE CANTARE LA MIA VECCHIA FENDER. Di Francesco Pullè



A volte la passione per la musica s’insinua nella ragione e ci porta su strade inaspettate. La storia di Simone Galassi, chitarrista modenese da tempo protagonista di progetti tributo d’eccellenza, dimostra che talento e umiltà possono convivere nella musica autentica. Mancino, maestro nel domare la chitarra con naturalezza e potenza espressiva, Galassi porta nel suo nuovo album un mix di rock-blues, psichedelia e contaminazioni funk che merita tutta l’attenzione degli appassionati. Tra leggende come Jimi Hendrix e Rory Gallagher, il disco si fa portatore di un suono intriso del profumo e della magia degli anni a cavallo tra i Sessanta e i Settanta, percepibile fin dalla pregevole grafica che accompagna la sua uscita.

Lo conobbi anni fa, in un momento in cui la passione aveva preso il sopravvento sulla ragione, convincendomi che la mia poca dimestichezza con la chitarra fosse tutta colpa di uno strumento poco prestigioso. Così, deciso a rimediare, mi misi alla ricerca di una Fender di seconda mano. Fu allora che incrociai la strada di questo musicista, impegnato a rinnovare il suo già ricco e prezioso arsenale di chitarre.

Alla fine, mi vendette una splendida Stratocaster, ma non prima di avermi regalato una dimostrazione della sua indiscutibile maestria. Una performance che, inutile negarlo, scalfì ulteriormente la mia fragile autostima, cancellando quasi ogni residua speranza di poter un giorno — non dico meritarmi il titolo di chitarrista — ma almeno suonare due lick dignitosi senza sudare sette camicie.

Venni poi a sapere che quel giovane modenese era l’anima di due tributi di altissimo livello: "Gypsy Rainbow", dedicato a Jimi Hendrix, e "IIrish Fire", omaggio a Rory Gallagher. Era anche sparring partner di Ellen River, raffinata cantautrice della scena indie emiliana.

Oggi, quel vero gentleman che è Galassi — noto per la sua modestia, umiltà e cortesia fuori dal palco — torna sulla scena con un album registrato negli studi del polistrumentista bresciano Carlo Poddighe, che lo accompagna con tastiere e sezione ritmica. Il disco, inciso a marzo di quest’anno, è composto da nove brani originali più un breve sketch strumentale. Un lavoro che racconta la sua anima musicale intrecciando radici rock-blues e psichedelia con chiari richiami ai numi tutelari Gallagher e Hendrix, ma anche Page e Clapton, senza trascurare incursioni funky, accenni grunge e vigorose scorribande hard rock.

I brani convincono fin dal primo ascolto: solidi, equilibrati e dotati di una coerenza rara in progetti simili. Le trame chitarristiche sono incisive e raffinate, mentre la vocalità di Galassi si distingue per un timbro caldo e sicuro, capace di trasmettere energia e sensibilità al tempo stesso. L’intesa con Poddighe è impeccabile: Hammond, Wurlitzer, Clavinet e ritmiche serrate si fondono alla perfezione, ricreando quel calore tipico della dimensione live, dove la musica respira e vibra autentica.

Degna di nota è la scelta di una strumentazione vintage e di un missaggio su banco analogico, una decisione ormai rara ma fondamentale per conferire al disco una pasta sonora morbida, viva e tridimensionale. Per qualità di scrittura, esecuzione e produzione, questo album ha davvero le carte in regola per entrare nel pantheon del rock-blues italiano e non solo.

L’album è disponibile in streaming, su CD e in vinile, in due versioni: una classica stampa nera e una limited edition blu, pensata per i collezionisti.

Maledetto Simone… Oggi mi sentirò ancora più inadeguato ogni volta che strapazzerò quella povera, vecchia Fender che mi vendesti. Ma, in fondo, questa è una "felix culpa": senza quello sconsiderato acquisto forse non avrei mai avuto la fortuna d’imbattermi nel tuo cristallino talento.


 Scheda Album: Simone Galassi — “Simone Galassi” (2025)

 

Artista: Simone Galassi

Titolo: Simone Galassi

Anno: 2025

Etichetta: Autoproduzione

Durata totale: 42 minuti (10 brani)

Registrato presso: Studi di Carlo Poddighe, marzo 2025

Produzione: Carlo Poddighe

Formazione:

- Simone Galassi: voce, chitarre

- Carlo Poddighe: batteria, basso, Hammond, piano Wurlitzer, Clavinet, cori

-Artwork: Jim Grimwade

 

Tracklist

1. These Chains – 4:39

2. I Have to Tell You – 3:36

3. Lead – 0:43

4. I’ll Never – 4:06

5. 95 – 4:12

6. In Your Eyes – 4:29

7. Since You’re Gone – 5:21

8. Damnation – 3:58

9. Shooting Stars – 5:01

10. Hazy Nights – 6:01

- Tutti i brani sono composti da Simone Galassi, eccetto “95” e “Hazy Nights” (musica Simone Galassi, testo Martin Lee), e “Shooting Stars” (musica Simone Galassi, testo Alda Lolli).

- L’album ripercorre le radici rock, blues, psichedeliche di Galassi e il lavoro in duo con Carlo Poddighe emerge grazie a una strumentazione totalmente vintage e un missaggio su banco analogico.

- Sonorità tra Hendrix, Gallagher, Cream, Deep Purple, Led Zeppelin, con sfumature funky, hard e passaggi grunge/moderni.







“Teatro Valle Occupato”: 15 ottobre 2011


Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati
(Bertolt Brecht)

Il 15 ottobre 2011 Francesco di Giacomo, Vittorio Nocenzi, e Alessandro Papotto in “rappresentanza” del Banco, si esibiscono al “Teatro Valle Occupato”, lo storico teatro italiano che lottava (e lotta) contro la chiusura dello stabile.

La data riportata dal fotografo (che non conosco) riporta erroneamente la data 14 giugno 2011, sulle foto, confondendo con la data che Francesco di Giacomo fece insieme a Paolo Sentinelli, appunto il 14 giugno!

Sempre solidali, con chi ne ha bisogno… questo è il Banco

Wazza








martedì 14 ottobre 2025

BANCO: accadeva il 14 ottobre 2017 a Magenta


 Il 14 ottobre 2017 il Banco suona a Magenta (Mi), utilizzando la strumentazione dei CAP, il gruppo che aprirà il concerto.

Il giorno prima a Pisa il fonico era "scomparso" con tutta la strumentazione!

Wazza















Frank Zappa su Ciao 2001 nell'ottobre del 1984

In occasione del tour italiano di Frank Zappa, partito da Milano l’8 ottobre 1984, Ciao 2001, nel numero del 14 ottobre, dedica copertina e articolo a “Zio Frank”.

Per la cronaca il tour toccherà Bologna, Padova e Roma.

Di tutto un Pop…

Wazza